martedì 7 giugno 2016

V(u)oti d'aria

La singolarità del dopo elezioni in Italia, è che nelle dichiarazioni dei leader dei partiti dopo lo spoglio dei voti, hanno vinto tutti. O comunque non ha perso nessuno. Nelle amministrative 2016 però un'attenta analisi dimostra che quasi nessuno può esultare per il proprio risultato.
Il PD, pur risultando la forza politica più forte e radicata, si è comunque ridimensionato, perdendo parte della la spinta propulsiva "renziana" che l'aveva fatto trionfare alle Europee del 2014. I risultati delle grandi città illustrano bene il disagio dei Democratici: Napoli è stato un disastro, a Roma Giachetti è entrato a stento nel ballottaggio, a Torino e Bologna siamo costretti ad affrontare il secondo turno, e a Milano non si è riusciti a sfruttare l'effetto Pisapia, ottenendo un risicato vantaggio al primo turno sul centrodestra. Rimaniamo il primo partito in Italia, ma abbiamo perso comunque elettori.
Il centrodestra è arrivato disastrato, per cui ogni risultato poteva andargli bene (peggio di com'era...). L'unica eccezione è rappresentata da Milano, dove si è rinsaldato attorno ad un candidato credibile. Se si vanno a prendere le singole forze che compongono la coalizione comunque ci si rende conto che Forza Italia è abbastanza inesistente; Salvini ha combinato poco o niente (la Lega ha anzi perso voti in roccaforti storiche come Varese); Fratelli d’Italia e altre estreme destre sono stati piuttosto ininfluenti e sono stati battuti a Roma, la città dove sono più forti.
Il M5S ha fatto un paio di exploit, a Roma (dove sembra Tiziana Raggi sembra essere favorita all'elezione a sindaco) e a Torino, riuscendo a portare al ballottaggio il sindaco uscente Fassino del PD; ma si ferma lì, dimostrando di non avere una presenza locale e territoriale (a Varese non si è nemmeno presentato) e mettendo in risalto una frenata a quella che sembrava una spinta progressiva.
Infine, le sinistre: non la sinistra, ma appunto le sinistre, perché capaci di scindersi perfino tra loro e incapaci alla fine di raccogliere anche il minimo risultato utile.
Alla fine, a ottenere la miglior performance è ancora il partito dell'astensione (purtroppo sempre in crescita). Ma anche questa fazione non può certo gioire: se questi cittadini non sono andati a votare è per il malcontento che hanno verso la politica.
Se poi qualcuno vuole vedere un'analisi fatta attraverso i numeri, può andare qui.