lunedì 18 aprile 2016

Una questione di quorum

Il referendum sulle trivelle è stato un flop. C'era da aspettarselo, e per una svariata serie di motivi:
- una ormai significativa disaffezione al voto: è la settima volta su otto che negli ultimi vent'anni un referendum non raggiunge il quorum necessario
- il quesito era troppo tecnico perché i cittadini comprendessero completamente le ragioni dei due fronti
- e infine, il fatto che ci sia stato chi ha speculato sul referendum, facendo propaganda spicciola come un voto contro al governo, ha contribuito a far sì che molti decidessero proprio di non andare a votare.
Rimane alla fine evidente che si sia persa l'occasione per aprire un dibattito serio su un argomento delicato e importante come il futuro della politica energetica in Italia e nello stesso tempo si sia data un'ulteriore mazzata al già debilitato istituto referendario (per non parlare della spesa di circa 300 milioni di euro -che si poteva abbassare magari accorpando il voto del referendum alle prossime amministrative-).
Per risollevare i prossimi referendum una strada potrebbe essere quella di eliminare il quorum dagli abrogativi, magari rendendo più selettiva l'ammissibilità degli stessi. Perché anche se, nei referendum abrogativi, l'astensione è considerata una scelta legittimasconsolante per chi è andato al seggio vedere che alla fine il proprio voto è come se non ci sia stato.