mercoledì 4 giugno 2014

La parabola (discendente) di Alitalia

Era il 2008: Prodi stava trattando la cessione di Alitalia ad AirFrance, che si sarebbe sobbarcata i debiti della compagnia italiana. Ma ci furono la paura dei sindacati per gli esuberi del personale, il timore della Lega di vedere abbandonato l'aeroporto di Malpensa e il cinismo di Berlusconi che fece della italianità di Alitalia un cavallo di battaglia elettorale. Così arrivarono i "capitani coraggiosi", che presero la parte attiva di Alitalia e la trasformarono in Cai (la parte passiva -4 miliardi di euro- fu trasformata in una bad company, a carico degli italiani). Ci furono però comunque esuberi e Malpensa perse parte del suo traffico, visto che Cai privilegiò Fiumicino. A distanza di solo 5 anni la nuova compagnia di bandiera, che non è riuscita a decollare e sta affondando anch'essa nei debiti, sta per perdere comunque l'italianità, con l'ingresso di Etihad, linea aerea di Abu Dhabi. Non solo: si parla di oltre 2.000 esuberi e del forte rischio che Malpensa venga declassata da hub a scalo merci per cargo. E c'è poco da obiettare: le condizioni sono queste o salta tutto (e fa un po' effetto vedere il destino di un aeroporto, che era considerato una delle opere-simbolo della Lega, dipendere dalle decisioni di arabi-musulmani...). Insomma: la politica (quella del centrodestra in particolare) ancora una volta è riuscita a peggiorare una situazione che si pensava non potesse essere più disastrosa. Invece...