mercoledì 18 giugno 2014

Dietro la notizia

La pubblicazione di un giornale non prevede solo il lavoro dei giornalisti: c'è tutto un indotto che vede l'impiego di centinaia di persone come tipografi, impiegati, fotografi, redattori, piccoli artigiani, distributori ecc. Per questo esultare, oltretutto in maniera puerile, per la chiusura di un giornale non è solo un fatto di mediocrità intellettuale (ricordiamoci infatti che quando accade viene meno un luogo di confronto e di conoscenza, oltre che un brandello di democrazia) ma anche di pura ipocrisia e mancanza di senso della realtà. Ma questo come fai a spiegarlo ad un comico che ha avuto prima la fortuna di nascere da famiglia benestante e poi trovare subito la strada del successo? O a chi non ha alcuna percezione del mondo del lavoro non avendo prodotto alcun reddito fino ad oggi? E soprattutto, come fai a dare in mano a gente così il governo del Paese?