martedì 24 settembre 2013

Francia o Spagna, purché se magna

Telecom Italia passa a Telefonica, società spagnola; così come è probabile il passaggio ad Air France della maggioranza delle azioni di Alitalia. Una scelta inevitabile per due aziende simbolo italiane che quindi diventeranno straniere a tutti gli effetti per sopravvivere sul mercato, sempre che però si continui ad investire e vengano garantiti i posti di lavoro nel nostro Paese.
Rimane comunque il fallimento del capitalismo italiano, l'esito finale di cattive gestioni, sconfinate nel malaffare, portate avanti negli anni.
Lascia però molto perplessi la vicenda Alitalia: scorporata dal fallito governo Berlusconi-Lega in una bad company (lasciata sul gobbo degli italiani) per salvare "l'italianità della compagnia aerea", e impedendo così allora la cessione ad Air France pattuita da Prodi, più vantaggiosa e che ci comunque avrebbe risparmiato i debiti. Invece siamo arrivati dove già si sapeva: per soddisfare un cavallo di battaglia della campagna elettorale di Berlusconi, ci siamo accollati i debiti di Alitalia e Air France alla fine se la prende comunque, ma risparmiando. E sentire il "paggetto delle libertà" Lupi (adesso ministro chissà come) dire che "non ha preclusioni su questa operazione", fa venire davvero rabbia.