mercoledì 20 marzo 2013

La macrogiunta

In campagna elettorale Roberto Maroni aveva "la Lombardia in testa", ma per la formazione della nuova giunta regionale la testa l'ha dovuta chinare ai voleri del Pdl e degli interessi privati (quindi, è cambiato ben poco). Non per niente, è dovuto prima passare da Silvio per farsi dare l'approvazione dei nomi scelti per gli assessorati.
In pratica, in Lombardia vanno al Pdl le deleghe a Sanità, Infrastrutture, Casa, Commercio, Attività produttive: i settori chiave della Regione (tenendo conto che solo per la Sanità è destinato il 70% delle risorse della Regione. E da lì si capisce come mai è in quel settore che si è sviluppato il malaffare delle tangenti che vede coinvolto l'ex-governatore Formigoni).
La Lega però ottiene la Sicurezza: così potrà fare qualcosa di innovativo, tipo le ronde...
In ogni caso, la formazione della giunta è avvenuta non in base a meriti o competenze, ma a una mera spartizione delle poltrone, secondo le regole becere della vecchia partitocrazia (infatti ci sono 7 assessori del Pdl e altrettanti del Carroccio. E per fortuna, almeno la metà di loro sono donne). Si è tenuto conto addirittura delle nomine in "quota Santanché", giusto per fare capire il livello (e si parlava addirittura di Paola Ferrari...)
Ciò che poi colpisce è l'assessorato alla Sanità, quello più importante, andato (con buona pace del prof. Cherubino, come avevamo previsto) a Mario Mantovani, coordinatore del Pdl in Lombardia ma soprattutto imprenditore del ramo cliniche private: non c'è un "leggero" conflitto di interessi? Perché invece non darlo, se proprio doveva entrare in giunta visto che era in quota di Cl, a Mario Melazzini (medico e direttore scientifico del Centro clinico Nemo, dedicato alla ricerca e alla cura delle malattie neuromuscolari), sicuramente più competente del ramo, anziché affidargli le Attività produttive?
Da notare poi che in giunta non c'è nessun componente che ha fatto parte della Lista Maroni: è questo lo sbandierato "coinvolgimento" della società civile, o la lista era solo uno specchietto elettorale per le allodole?
Ultima cosa: molti di questi assessori non sono stati eletti, e la scelta di nominare in giunta così tanti esterni si tradurrà in un considerevole costo che ricade direttamente sulle tasche dei lombardi. In pratica la Regione spenderà per ogni singolo anno 1.465.200 euro in più, che vuol dire meno risorse alle casse regionali. Ma non c'è problema: possiamo buttarli via i soldi, tanto il famoso 75% delle nostre tasse rimarrà in Lombardia, la "macroregione". Anzi, la "magnoregione".