martedì 26 febbraio 2013

E-lezioni

Si voleva "smacchiare il giaguaro", e invece è Grillo che ha fatto tutti neri. Adesso se si vuole governare, o comunque provarci, bisognerà parlare con il M5S. Forse era il caso di dialogarci ben prima, come suggerivo qualche anno fa. Prima lezione.
Berlusconi ha recuperato, e alla grande: complimenti alla sua tenacia. E quantunque le sue siano sempre le stesse vuote promesse, guai a discriminare e dare, come sento e leggo, degli "ignoranti-cogl..." a chi l'ha votato: io non sono d'accordo, chi l'ha fatto ha avuto le sue ragioni, e io di questi ne conosco parecchi e non sono come vengono dipinti adesso. Sono cittadini normali, gente anche istruita e onesta, che ha dei propri valori, condivisibili o meno. E rappresentano comunque il 30% degli italiani. Chiediamoci piuttosto come mai non riusciamo a raggiungere questo elettorato. Seconda lezione.
Bersani ha fatto una campagna seria, basandosi su proposte concrete e senza roboanti annunci, magari poi irrealizzabili. Gli va dato atto. Però nella comunicazione del PD sono mancate delle parole chiave, dei temi basilari da trasmettere all'elettorato: ci siamo trovati invece con un programma molto articolato (troppo articolato) quando invece sarebbe stata opportuna una sintesi. E poi abbiamo sottovalutato l'entrata in campo di Berlusconi, e mentre lui imperversava da mattina a sera sulle TV noi ci siamo quasi defilati, adagiandoci. E invece era allora che dovevamo alzare il tono. Terza lezione.
Si maledice il porcellum: ma perché non l'abbiamo rosolato o comunque almeno provato a farlo? E anche l'appoggio a Monti: siamo stati responsabili, ma alla fine il prezzo più alto l'abbiamo pagato noi. Dico questo perché non ci passi per la testa un'altra grande coalizione con Pdl e Monti: piuttosto ancora al voto. Quarta lezione.
E per il futuro sarà il caso di fare lezione di queste elezioni: lanciarsi quando si deve osare (quasi sempre), ascoltare la gente (sempre e ovunque), smetterla di autocriticarci troppo e semmai compattarci e fare quadrato attorno al leader di turno. Chiunque sarà il prossimo.