lunedì 26 settembre 2011

Ritorna l'incubo dell'ammazzablog

Il Governo ha deciso di presentare un nuovo disegno di legge anti-intercettazioni che contiene, ancora, la famigerata norma “ammazza blog” che impone ai gestori di tutti i “siti informatici” l’obbligo di procedere alla rettifica di ogni contenuto pubblicato, che deve essere assolto entro quarantotto ore e su semplice richiesta (fondata o infondata) di chi si ritenga leso dal contenuto di una notizia, di un commento o di un approfondimento, pena una sanzione fino a 12.000 euro.
In pratica, è un tentativo molto palese di censurare tutto quello che viene scritto sul web, non soltanto dai giornalisti, ma anche da tutti quei cittadini che hanno trovato in internet un luogo dove esprimere liberamente il proprio pensiero. In particolare saranno questi ultimi a venire maggiormente colpiti da questa norma: un giornalista infatti ha gli strumenti e magari anche la copertura legale-amministrativa per fare fronte a una richiesta di rettifica, ma un semplice cittadino difficilmente potrà opporsi. Sia chiaro, ognuno deve essere responsabile e rispondere di ciò che scrive, però occorrerebbe buon senso ed equilibrio prima di procedere con simili provvedimenti. Il nostro caso può essere d'esempio: qualche giorno fa siamo stati contattati da una persona che aveva visto citato il suo nome in un post in cui avevamo riportato la notizia di accuse lanciate da un sito (lavelinaverde.org) contro esponenti della Lega (tra cui la persona in questione). Velina Verde pare essere gestito da una corrente interna della Lega. Chi ci ha contattato ci aveva detto che vedere pubblicato il suo nome avrebbe potuto generare equivoci e procurargli danni di immagine. Abbiamo provveduto a pubblicare un post in cui dichiaravamo che da parte nostra non c'era nessuna intenzione di danneggiare alcunché, ma avevamo solo riportato una notizia. Oltre a questo abbiamo espresso la nostra solidarietà a chi era stato attaccato da quel sito, tenuto conto che è gestito in maniera anonima e che le accuse lanciate sembrano prive di fondamento. Tanto è vero che era stata subito presentata alla Polizia postale una querela per diffamazione. Ecco, in questo modo abbiamo soddisfatto chi si era lamentato, salvaguardando il nostro diritto di cronaca: senza bisogno di obblighi e divieti, ma con un pizzico di responsabilità.