giovedì 10 febbraio 2011

La fobia del 17 marzo

In un 2011 che si prospetta assai carente di ponti festivi, c'è un terrore indicibile per il ponte del 17 marzo, data in cui si dovrebbe celebrare la festività del 150° d'Italia, e che cade di giovedì. Come se l'economia italiana potesse essere messa in ginocchio dalla chiusura di uffici ed aziende nei giorni di quel ponte festivo!
Se si tiene conto che i problemi di centinaia di aziende italiane dipendono non dalla chiusura dovuta ai ponti festivi, ma dalla cassa integrazione o addirittura cessazione di attività, non si riesce davvero a comprendere tutto questo allarme. A meno che non sia per una questione scaramantica.
Sarebbe comunque il caso di lasciare perdere le sterili polemiche e pensare SUL SERIO a rilanciare l'economia. E passi per le dichiarazioni pretestuose di Bossi e Calderoli (contrari per fede all'Unità d'Italia ed ai suoi festeggiamenti), ma da Emma Marcegaglia (presidente Confindustria) ci si aspetterebbe maggiore cognizione di causa. Infatti, mentre qui ci si strappa i capelli per 2 giorni di chiusura e la linea Marchionne (quella dei turni anche di domenica, con meno pause ecc.) sembra essere diventata il Vangelo della nostra classe dirigente, in Germania, la nazione che in questo momento sta trainando l'Europa, governo, sindacati e imprenditori si stanno impegnando a rivedere l'attuale sistema, ossia, dare più spazio al tempo libero: "La cultura tradizionale della priorità alla presenza alla scrivania in ufficio o alla catena di montaggio è obsoleta e dannosa perché chi ha meno tempo per sé finisce per non lavorare bene come potrebbe".
La questione quindi non deve essere QUANTO si lavora, ma COME e COSA.