lunedì 24 agosto 2009

PD: non andare dietro a Di Pietro

Antonio Di Pietro fin dall'inizio ha rappresentato per il PD una bella incognita: fedele alleato o "serpe in seno"?
Di certo, dall'alleanza stretta alla vigilia delle elezioni politiche del 2008, chi ci ha guadagnato è stato solo Di Pietro.
La politica del suo partito (e quando diciamo SUO non è per specificarne l'appartenenza, ma proprio la PROPRIETA') è SOLAMENTE l'antiberlusconismo allo stato puro: senza Berlusconi Di Pietro non esisterebbe politicamente.
Il PD non ha saputo svincolarsi dal "nodo" Di Pietro, rimanendo sempre in una posizione "ibrida": e di questo l'Italia dei Valori ne ha approfittato, erodendo voti al PD.
Infatti il PD, per non sembrare troppo "dipietrista", ha utilizzato spesso toni morbidi nei confronti del governo (e di Berlusconi in particolare).
In questo modo, il furbo Di Pietro, ha preso 2 piccioni con una fava: attaccare duramente Berlusconi e nel contempo accusare il PD di "non fare vera opposizione".
Insomma, un rapporto davvero complicato, che ha generato sul PD una nefasta influenza.
Da cui pare che il Partito non si sia ancora riuscito a liberare, vista l'ultima querelle tra Dario Franceschini e Pierluigi Bersani proprio sull'alleanza con Di Pietro.
Il fatto è che se il PD vuole governare deve puntare ad una politica costruttiva, che non significa però non essere DURI nei confronti di Berlusconi: come ha detto Franceschini, "è lui il nemico".
E la strada non è certo quella di litigare con Di Pietro e la sua antipolitica, perché ci si limita a contendersi i voti dentro lo stesso bacino elettorale (fra Idv e PD, sinistra ecc.): se si vuole vincere i voti bisogna andarli a prendere dalla parte moderata degli elettori del centrodestra.
L'esito del Congresso probabilmente determinerà anche le alleanze: Italia dei Valori o UDC (come già si prospetta).
Qualunque esso sia, l'importante per il PD sarà, fin d'ora, non andare a traino di Di Pietro, che non significa necessariamente rompere l'alleanza: la si può anche continuare, ma senza tenere una posizione quasi subalterna, smarcandosi dalla sua "politica urlata", ma nello stesso tempo riuscendo a contenerlo, per riportare a casa i nostri elettori delusi.