sabato 4 luglio 2009

PD: congress in progress (4) - Primedonne e terzo uomo

La settimana si chiude con l'annuncio della candidatura dell'agognato terzo uomo. Si tratta di Ignazio Marino, chirurgo di fama internazionale e acceso sostenitore del "testamento biologico".
Una candidatura accolta con favore in particolare da buona parte della componente giovane del PD, i così detti "piombini", e che gode anche dell'appoggio di Goffredo Bettini, ex-braccio destro di Veltroni.
Ignazio Marino (nella foto) è un uomo prestato alla politica: come dice lui stesso "non ho mai avuto una tessera di partito prima d’ora". E' entrato in politica solo nel 2006, quando fu eletto Senatore. Non ha mai fatto vita di partito, e quindi si prevede che al congresso partirà svantaggiato, non potendo contare sul sostegno di iscritti e correnti varie.
Il PD che sogna è «senza correnti, che mescoli le culture e che faccia conta­re sul serio gli iscritti».
Il suo manifesto programmatico invece si fonda principalmente su testamento biologico, diritti civili, meritocrazia e laicità.
Vedremo poi la squadra che metterà in campo. Di certo la sua figura intriga molto e potrebbe rivelarsi un outsider molto pericoloso alle primarie: gli elettori non iscritti potrebbero vedere in lui effettivamente l'uomo nuovo tanto invocato come il Messia.
Nel frattempo, Debora Serracchiani, per una sua intervista, viene attaccata e tacciata di "protagonismo". Un vero e proprio fuoco di fila che appare davvero spropositato e incomprensibile, come dice anche Giuseppe Adamoli.
E le effettive "primedonne" del PD? Troviamo Walter Veltroni che si fa rivedere ad una tavola rotonda in cui, oltre a confermare il suo appoggio a Dario Franceschini, invoca la "vocazione maggioritaria del PD", perché "abbandonare il bipolarismo e tornare ai governi di coalizione che fanno i partiti dopo il voto significa imboccare la strada dell'inferno. Il rifiuto del bipolarismo è la tomba del riformismo, perché l'Italia ha bisogno di stabilità".
Anche Francesco Rutelli (con i suoi "Liberi Democratici") si schiera con Franceschini, ma ponendo 2 condizioni: «Il suo programma sia compatibile con i nostri obiettivi. E la condivisione sia leale».
Franceschini dal canto suo vede il PD come "un partito federale e aperto, plurale e laico. Una forza innovativa capace di leggere e governare il cambiamento".
Il rivale Pierlugi Bersani, sulle note di "Un senso" di Vasco Rossi, ha presentato la sua mozione, con un programma che parla di un PD "che guardi al futuro traendo forza dal proprio passato" e che dovrà "saldare la propria vocazione democratica all'economia e alla società. Deve rivolgersi all'arco di persone più ampio possibile ma, al contempo, non deve rinunciare alla vicinanza al mondo del lavoro. Deve essere un partito del lavoro che rivendica pari dignità e ruolo tanto al lavoro subordinato quanto a quello autonomo e imprenditoriale, al di là di ogni rendita". Insomma, un progetto che si basa molto sulla concretezza: d'altra parte Bersani è sempre stato un "operativo".
Massimo D'Alema, che appoggia Bersani, lancia però l'allarme e invita il PD a non farsi distrarre dal congresso e non perdere di vista il suo ruolo di opposizione: un rischio più che concreto.
I prossimi mesi quindi saranno molto delicati per il PD: bisognerà essere capaci di lavorare alle Camere per il Paese e nello stesso tempo anche per il congresso, di vitale importanza per il Partito. Perché come afferma Enrico Letta, "questa per il PD può essere davvero l'ultima chance".