sabato 13 giugno 2009

Quale deve essere il volto nuovo del PD?

Al di là dei risultati dei ballottaggi di domenica prossima, non si può nascondere che l'ultimo risultato elettorale del PD è stato negativo, addirittura disastroso se correlato alle amministrative. E di certo non ci si può consolare con il mancato sfondamento del PdL.
Adesso si guarda al congresso d'autunno, come la chiave di volta per invertire la rotta.
Alcuni spunti, però , si possono già trarre dall'esito di questa tornata elettorale. Ad esempio, l'exploit di Debora Serracchiani (nella foto), capace in Friuli di raccogliere più preferenze rispetto a Berlusconi: al di là delle capacità o meno di Debora S., forse l'indicazione fornita dall'elettorato PD è di gradire volti nuovi. E questo dovrebbe far riflettere l'attuale gruppo dirigente per quanto riguarda le candidature alla segreteria ed alla presidenza, nonché la composizione della direzione del Partito.
Altro elemento è l'identità del PD: attualmente l'elettore non ha ancora capito effettivamente chi siamo e cosa vogliamo, ed il fatto che prima delle elezioni non si conoscesse ancora la destinazione del gruppo all'Europarlamento la dice lunga.
I litigi interni (tra le varie correnti) non servono poi a rassicurare né a chiarire le idee degli iscritti.
Ultimo limite è il distacco dal territorio, la perdita di contatto con la gente, che è invece il punto di forza su cui la Lega Nord ha costruito il proprio successo. Non è un caso che nelle amministrative (provinciali e comunali) quando il PD è sceso in campo con una lista civica, se non ha vinto perlomeno è riuscito a ridurre il distacco. E se si vigila costantemente e si portano alla luce i problemi causati dai fallimenti proprio della Lega in determinate zone (come Malpensa), si ottengono clamorosi risultati. Fondamentale quindi il controllo ed il contatto con il territorio. E la volontà di interagire (ad ampio respiro nazionale) con i rappresentanti locali della società civile è un'eventualità da ponderare.
Una questione poi su cui riflettere è DOVE andare a pescare i voti: il popolo della sinistra sembra ormai svuotato, e d'altra parte l'Italia è sempre stata a vocazione centro-destra. Oltretutto, andare a prendere i voti a sinistra non ridimensionerebbe gli equilibri tra i 2 poli, semmai si limiterebbe a spostare delle percentuali in uno stesso schieramento. Abbiamo assistito ad una grande astensione: dobbiamo puntare su quel bacino elettorale (o non-elettorale). Lì troveremo i nostri elettori delusi, ma anche i delusi del centro-destra, che mal sopportano il binomio Berlusconi/Bossi. E per farlo dovremo far vedere che possiamo essere affidabile forza di governo, capaci di parlare con tutti, non stando a ruota, ma dettando noi l'agenda.