venerdì 13 giugno 2008

Orecchio non sente, criminale non duole

La Giustizia spesso viene raffigurata come una donna bendata, con in una mano una spada e nell'altra una bilancia. Bene, ora oltre a non vedere, la Giustizia non potrà nemmeno sentire. La proposta del DDL sulle intercettazioni telefoniche da parte del Governo limiterà infatti le indagini dei magistrati. Questi in sintesi i contenuti del provvedimento: "Sono vietate le intercettazioni per reati le cui pene sono inferiori a 10 anni. È prevista una deroga per i reati contro la pubblica amministrazione, come corruzione e concussione. Non solo. Le intercettazioni saranno sempre possibili nei reati di mafia, di terrorismo e per tutti i reati di grande allarme sociale. In generale, non potranno però durare più di 3 mesi e dovranno essere decise da un tribunale, non da un singolo soggetto. Resta anche la previsione del carcere da uno a tre anni, commutabili in una sanzione, per chi pubblica conversazioni coperte da segreto e cinque anni per i pubblici ufficiali che le diffondono. Secondo la nuova normativa, inoltre, le intercettazioni telefoniche autorizzate per un'indagine non saranno utilizzabili in un procedimento diverso".
Per farci ingoiare questo rospo, ci è stata propinata una sfilza di luoghi comuni spacciati per verità. Per esempio che le intercettazioni rappresentano il "33% delle spese per la giustizia". Beh, non è vero: nel 2007 lo Stato ha messo a bilancio della giustizia 7 miliardi e 700 milioni di euro, mentre per le intercettazioni si sono spesi 224 milioni, che non rappresentano evidentemente il 30 per cento. Al contrario, quella cifra è un terzo di uno dei capitoli di bilancio del ministero. Quello cosiddetto delle “spese di giustizia obbligatorie”. Quelle, per intendersi, su cui gravano anche i consulenti, i periti. Le stesse spese al cui pagamento è condannato, per legge, “l’intercettato” riconosciuto colpevole e che, normalmente, il ministero rinuncia quasi sempre ad esigere. E poi, se proprio non si vuole spendere tanto per le intercettazioni, perché non rivedere il prontuario con cui lo Stato salda la tariffa oraria o giornaliera da versare al gestore telefonico? Attualmente è ancora fermo a 10 anni fa. Più o meno, agli albori della rivoluzione del mercato telefonico. Il ministero paga dunque per intercettare ciò che nessun cittadino si sognerebbe mai di pagare e soprattutto che nessun gestore telefonico si sognerebbe mai di esigere!
E se proprio si vuole andare a fondo, c'è un altro dato da sottolineare, e cioè che spesso le indagini con intercettazioni si ripagano. Come esempio basta citare l’inchiesta Antonveneta sui «furbetti del quartierino», una delle più criticate per il massiccio ricorso a intercettazioni. Costo dell’indagine: 8 milioni di euro. Soldi recuperati in risarcimenti versati da 64 indagati per poter patteggiare: 340 milioni, alcune decine dei quali messi a bilancio dello Stato per nuovi asili.
Un'altra panzana è che “grandissima parte del Paese è intercettato”. Ebbene, i numeri dicono che, nel 2007, nel nostro Paese le utenze intercettate sono state 124.845. Solo che il numero di utenze intercettate non equivale ad altrettanti cittadini sottoposti a controllo. In un’indagine penale infatti, uno stesso indagato è intercettato su più utenze: abitazione, ufficio, telefonia mobile. E come da alcune indagini è emerso (ad esempio Calciopoli), non esiste ormai indagato appena avveduto che non cambi con frequenza settimanale la propria o le proprie schede telefoniche cellulari.
Quel primo numero, dunque - 124.845 - rappresenta una popolazione di ascoltati inferiore di sicuro agli 80 mila indagati: meno dello 0,2 per cento della popolazione del nostro Paese.
Eventualmente si può essere d'accordo sulla violazione della privacy su fatti privati che non attengono all'indagine in corso e che si trasformano solo in gossip sui giornali: però non ditemi che questa legge è stata fatta per proteggere la privacy di Anna Falchi! (indagine scalata Antonveneta - telefonata con l'allora suo marito Stefano Ricucci). Bastava solo regolamentare questo concetto...
E poi, parliamoci chiaro: una persona onesta che non ha niente da nascondere, non ha nessuna paura ad essere intercettato!
La verità invece è una: il nuovo Governo prosegue come tutti i precedenti, occupandosi con grandissimo impegno della giustizia, ma solo per impedirle di funzionare. Siamo ritornati alle solite leggi "ad personas".
E tutto questo quando vi sono emergenze più serie a cui provvedere, come l'impoverimento del paese!
Pensate: con un disegno di legge che prevede il carcere per magistrati e giornalisti e l'impunità per i criminali, scompaiono del tutto i reati economici finanziari e societari. Questo significa che scandali come Parmalat, il già citato "i furbetti del quartierino" ed il recente "clinica degli orrori", in Italia non si potranno scoprire mai più.

(post elaborato sulla base di materiale estrapolato da Corriere della Sera e La Repubblica)