domenica 30 marzo 2008

Non è un paese per giovani

Un numero rilevante di giovani ha il desiderio di uscire dalla famiglia di origine e di formarne una propria, ma le condizioni economiche non lo permettono. In Italia, il welfare pubblico è poco generoso verso i giovani, e la situazione dei giovani italiani, negli ultimi anni, è diventata una delle peggiori nel mondo occidentale.
I dati in proposito sono sconfortanti: nella fascia d’età 20-25 anni solo poco più del 40 per cento ha una occupazione, contro il 60 per cento nel complesso degli altri grandi paesi europei. Tra i 25 e i 30 anni sono occupati tre giovani su quattro negli altri paesi contro i due su tre in Italia.
Anche rispetto all’occupazione adulta, la situazione dei giovani italiani risulta particolarmente svantaggiata. Il differenziale tra occupazione della fascia 20-29 rispetto a quella 30-54 anni è pari a circa 20 punti percentuali, ed è tra i più elevati in Europa. Inoltre, tra i paesi con valori più alti di tale differenziale, l’Italia è quella con maggiore disoccupazione giovanile (vicina al 10 per cento).
Oltre alle difficoltà di riuscire a trovare il primo lavoro, ci si trova con salari di ingresso tra i più bassi. Secondo i dati Echp il reddito medio dei giovani italiani occupati di età 25-30 anni è quasi la metà rispetto ai coetanei inglesi, e del 50 per cento più basso rispetto ai pari età francesi e tedeschi.
Le condizioni dei giovani sono andate progressivamente peggiorando nel tempo, con conseguente accentuazione del processo di permanenza nella casa dei genitori e rinvio dei tempi di formazione di una propria famiglia.
La situazione è peggiorata anche per i laureati. Nel 2004 i giovani che sono riusciti a trovare un lavoro continuativo entro tre anni dalla laurea erano il 56 per cento, contro il 63 per cento osservato nel 2001 (per i laureati tre anni prima), e ciò nonostante una sostanziale stabilità dei livelli di occupazione. Il che significa che è cresciuta la provvisorietà della condizione lavorativa senza incremento della possibilità di accesso al primo impiego.
Disoccupazione, sottoccupazione, bassi redditi e precarietà del posto di lavoro incidono pesantemente come freno all’uscita dalla famiglia di origine.
Tutto ciò crea disagio, frustrazione, scarsa fiducia nel futuro, tanto che una recente indagine, su 10 mila casi, ha messo in evidenza come siano soprattutto i trentenni oggi i più infelici in Italia, più dei pensionati e degli anziani che vivono soli.
Come detto, questo determina un impatto anche sui tempi di realizzazione di alcuni importanti obiettivi di vita, quali la formazione di una propria famiglia: l’età femminile e maschile al matrimonio e alla nascita del primo figlio sono tra le più elevate nel mondo occidentale. E non a caso il livello di fecondità è tra i più bassi.
E non è tutto: i migliori cervelli, fuggono dal nostro paese, andando all'estero a trovare riconoscimenti al proprio valore, visto che ci troviamo anche in un paese in cui regna il nepotismo assoluto e non premia chi merita. Il rischio è di diventare un paese senza futuro
Urge una politica a favore delle giovani generazioni! Tra i punti del programma del PD ve ne sono alcuni che puntano proprio a loro:
- contro la precarietà del lavoro, l’idea è quella di attuare la sperimentazione di un compenso minimo legale con 1000, 1100 euro mensili per i collaboratori economicamente dipendenti, l’allungamento del periodo di prova, l’incentivazione dell’apprendistato, forti incentivi a chi assume a tempo indeterminato, durata massima di 2 anni per contratti atipici, l’estensione delle tutele fondamentali a tutti i lavoratori. Deve essere garantita, inoltre, la continuità dell’occupazione facendo della formazione permanente un nuovo diritto di cittadinanza, con la tutela del reddito in caso di disoccupazione e con un sistema efficiente di servizi per il reimpiego;
- “credito alla creatività”, creando le condizioni per agevolare e sostenere progetti imprenditoriali nei settori dell’innovazione tecnologica, dello sviluppo sostenibile, nei servizi di utilità sociale e impegno civile
- case in affitto: un grande sforzo per l’edilizia pubblica e per il social housing
- cultura, scuola, università e ricerca: “più autonomia, per l’equità e l’eccellenza”. Quanto al mondo della scuola, l’obiettivo di portare al diploma l’85% dei nostri ragazzi, investendo sugli insegnanti premiandone il merito e l’impegno. Vanno aumentate le ore di matematica, sperimentato l’insegnamento in inglese di una materia curriculare, creando 100 nuovi “campus della scuola dell’obbligo” entro il 2010 e favorendo l’educazione allo sport fin dalle scuole elementari;
- istituire borse di studio spendibili in qualsiasi università e rendere il progetto “Erasmus” veramente accessibile per tutti. Il Pd propone infine di garantire a 1000 giovani ricercatori italiani ad alto potenziale di lavorare “liberi” attorno alle loro idee.
E d'altra parte, queste idee arrivano da un partito che ha un leader giovane, dalle idee moderne, o quanto meno non è un settantenne che vede come soluzione per i giovani precari di sistemarsi con i figli dei miliardari...
Non è quindi un caso che il PD (come ad esempio a Vedano) abbia visto la partecipazione attiva di tanti giovani, molti dei quali alla prima esperienza politica.
Un'Italia con un futuro per i giovani? Si può fare!