mercoledì 17 luglio 2013

Farsakistan

Nel Paese dei Pulcinella e degli Arlecchino (servitori di diversi padroni, tra cui anche i dittatori stranieri) si consuma l'ennesima tragicommedia all'italiana, in cui paga sempre Pantalone e qualche povero Brighella.
Abbiamo innanzitutto Angelino Alfano che in qualità di ministro dell'interno sulla vicenda Shalabayeva dichiara che non ne sapeva niente (e probabilmente è così, visto che magari si è limitato ad obbedire agli ordini del padrone senza sapere cosa stava facendo). E di certo fa pensare che un ex-ministro dell'interno (passato agli onori della cronaca come mister "a sua insaputa") dichiari che non è possibile quanto afferma invece Alfano. In ogni caso, o bugiardo, o inadeguato.
Dopo caimani, giaguari, tacchini, piccioni, pitoni, oranghi, vediamo la "fattoria degli animali" made in Italy (dove qualcuno è più uguale degli altri) arricchirsi di un'altra specie, il capro espiatorio, nelle persone del capo (o capro) di gabinetto di Alfano (che racconta una verità diversa da quella del suo superiore), qualche funzionario e delle forze di polizia. Quella stessa polizia, tra l'altro, che quando arresta pericolosi mafiosi latitanti però vede i propri meriti divisi con i ministri dell'interno di turno, anche quando questi sono veramente all'oscuro delle indagini (vi ricordate Maroni, che ancora un po' si prendeva i meriti delle contravvenzioni dei multavelox? Salvo poi essere all'oscuro che il tesoriere del suo partito aveva contatti con elementi della 'ndrangheta...).
Infine c'è un premier, Enrico Letta, che è lo stesso che ieri annunciava ai partner europei che il suo governo offre garanzie, e che agli stessi partner magari dovrà spiegare che i ministri di quel governo così affidabile non sanno cosa accade nel Paese. Ed è sempre lo stesso Enrico Letta alquanto flessibile con Alfano così come invece è severamente rigido con Maroni sul caso Calderoli-Kyenge. "La scivolata è di un leader che non riesce a far dimettere Alfano dalla vice presidenza del governo. E così facendo Letta si rende correo": è la stessa frase che il premier ha indirizzato a Maroni, sostituendo però Maroni con Letta e Calderoli con Alfano. Letta la rilegga, e rifletta, valutando se l'evitare una crisi di governo possa valere la perdita della credibilità e dignità personale (ma anche nazionale).
Il PD come sempre è spaccato, tra i governisti (101 + altri) e chi scalpita per un vero cambiamento (non solo dell'Italia, ma anche del Partito). Tra le varie posizioni contrapposte, spicca in particolare il giudizio di D'Alema, che è passato da "Berlusconi non poteva non sapere" di qualche anno fa (in relazione a tutti gli inghippi giudiziari che coinvolgevano il Cavaliere con le sue aziende) a "Alfano poteva non sapere": insomma, vuolsi così colà dove si puote ciò che non si vuole fare sapere.
Farsa o ipocrisia, di certo un altro brutto spettacolo offerto da un governo le cui intese sono sempre più ristrette al mantenimento delle poltrone. E il regista di tutto ciò, è sempre lo stesso.