giovedì 24 gennaio 2013

Frana il Montepaschi

Un crollo annunciato, quello dell'istituto bancario di Siena (la banca più vecchia al mondo!), e che ha origine non solo da operazioni avventate, ma principalmente da un sistema marcio, fatto di commistioni politiche (la più celebre è la CredieuroNord, la banca della Lega), clientelismi e privo di meritocrazia: basti pensare che il presidente del Montepaschi era diventato presidente dell'Abi (l'Associazione delle banche italiane), nonostante si sapesse cosa aveva combinato... La cosa che poi lascia perplessi è l'aiuto finanziario (e che aiuto: circa 4 miliardi di euro), arrivato dal governo Monti (tanto che la banca si potrebbe rinominarla "Montipaschi"). Ma a guardare bene, tutte le nostre banche hanno ricevuto aiuti, dal governo e dall'Europa: fondi per miliardi di euro, da destinare in teoria alle imprese e alle famiglie, ma che in realtà sono rimasti probabilmente a coprire buchi di bilancio. E lo dimostra il fatto che si fa sempre più fatica ad ottenere prestiti, e che i nostri mutui siano i più cari d'Europa. Ciò fa pensare che quello del Montepaschi possa essere l'inizio di uno smottamento dell'intero sistema bancario italiano, nonostante ci sia stato chi nel recente passato garantiva sulla solidità delle banche italiane. E forse il giudizio negativo di alcune agenzie di rating internazionali che avevano declassato le nostre banche non era frutto di complotti contro il nostro Paese.
Di recente c'erano state delle avvisaglie che avevano coinvolto altre banche (la Bpm, con l'arresto dell'allora presidente Massimo Ponzellini, chiamato con eccesiva enfasi "il banchiere della Lega"). E anche in questa vicenda la politica aveva avuto una parte. Perché, purtroppo, l'intreccio tra banche e politici in Italia è molto forte (e a Siena, feudo di un'amministrazione PD, lo era ancora di più). E spesso questo legame era sfruttato per interessi personali. Se poi ci aggiungiamo, da parte di chi doveva amministrare, azioni spregiudicate e l'uso disinvolto di strumenti come i derivati (su cui Tremonti e la destra ci hanno giocato eccome), capiamo il perché di una situazione che rischia di scapparci di mano.
Sarebbe quindi ora che le banche tornassero a fare il loro mestiere (prestare soldi a imprese e cittadini sul territorio), libere da giochi politici (di qualsiasi colore) e quindi con assoluto potere decisionale, senza avventurarsi in rischiose azioni speculative sui mercati finanziari. Intanto, fino ad allora, a noi comuni cittadini converrà fare affidamento sul “social lending”, il prestito tra privati.